Critica
Alcune recensioni sull'opera:
Con questa Sonata, che è la più lunga della storia della musica, Antonio Guida ci regala una grande lezione di pianismo, come non se ne vedevano da tempo.
Federica Stocchiero
Una struttura complessa, dalle idee sapientemente incastonate, ricombinate e rese parcelle da tempestare negli spazi infiniti di questa terra vergine, come un’invasione di asteroidi che sembrano uscire fuori dal grande schermo del cinema.
Gianfranco Mesumeci
Opera imponente, monumentale, geniale, intessuta con organismi motivici poliedrici e mirabilmente stratificati. Un’evoluzione di alchimie sonore anticipate nella sua “Fantasia infernale” del 2009. La sonata n. 1 “Slovacca” è un’opera che ha tutto il diritto di essere collocata ai vertici della letteratura pianistica.
Pierluigi Greco
Elegante e rude, corpuscolare, densa, sobria o spudorata: una scrittura, quella della Grande Sonata N. 1 “Slovacca”, che sa vivere in diverse condizioni e che riesce a rapire con effetti speciali e misteriosi ambienti timbrici.
Giovanni Maria Dell’Omo
E’ sempre più difficile riconoscere un grande compositore in questo universo immenso di “trafficanti” di musica ad ogni livello. Tuttavia, rimane il fatto che il cuore, l’intelligenza, il carattere ed i propositi più autentici di un’opera (e, quindi, di un vero artista) sappiano farsi sentire senza bisogno di urlare, e soprattutto senza l’appoggio “materno” di un vile complesso mediatico! Ho capito di dover ascoltare quest’opera di Antonio Guida con un senso di profondo rispetto; è come entrare in un grande Santuario: bisogna togliersi il cappello…
Alessandro Martinelli
L’autore, pur restando fedelissimo ad un trattamento schiettamente pianistico della scrittura, rivela, del suo strumento, un ampio spettro di possibilità timbriche e dinamiche che prendono forma come richiami lontani di una natura primitiva, attraverso un dispiegamento di mezzi riconducibile a quello di una compagine sinfonica.
Louis Chanterbois
Un esempio di coraggio e sfacciataggine artistica che irrompe in questo periodo di ristagno concettuale favorito da fenomeni di “populismo musicale” alla Allevi, e caratterizzato dall’attribuzione di possibilità compositive riconosciute per tutto a tutti, indistintamente. Con quest’opera, Antonio Guida ci dimostra come i nostri spiriti fruenti anelino a smuoversi per una costante ricerca di chiarezza sull’arte e sui falsi idoli!
Maria Cristina Benzi
Un equilibrio perfetto tra linguaggio, struttura, reminiscenze di prassi esecutive tipiche di alcuni generi, evidenti influssi culturali ricercati nei tempi e nelle latitudini: una rete di relazioni ampia come questa scrittura pensata per un Bösendorfer da 97 tasti.
Balthasar Schäfer
La storia della musica ci ha insegnato che i grandi lavori per pianoforte dovevano nascere in Germania, in Austria, in Francia o in Russia. Ma da oggi, il nome del Bel Paese in campo pianistico può contare su prospettive importanti: Antonio Guida, un orgoglio tutto italiano!
Francesca Martini Buonagurelli
Alcune recensioni sull'opera:
Non so bene perché, ma con lui è come se il pianoforte ritornasse a vivere dopo decenni di torpore creativo. Forte di una grande esperienza pianistica, questo compositore trae dal suo strumento il dramma più intenso, l’intimismo più etereo o sostrati sonori che si erano persi, appunto, da decenni.
Giustiniano Tagliamento
E’ incredibile come in questa sonata la narrazione e la musica si intreccino mirabilmente. Il cesello sonoro è sublime, minuzioso, nevrotico, e cattura l’ascoltatore trascinandolo inesorabilmente nel vortice di quei mondi oscuri che egli vuole raccontare.
Vittoria Albigesi
Una scrittura che rapisce, accarezza e ferisce al contempo. E’ un gioco di seduzione o di morte! Un inno alla vita o il saper ascoltare se stessi nello sconforto. E’ una musica capace di scavare nell’animo, di mettere in luce paure e limiti del genere umano… e di insegnare tanto.
Pierluigi Greco
Un grande osservatore, con uno spirito di accoglienza totale e mai asservito ad un ideale di massa. Uomo di grande apertura spirituale, Antonio Guida, oppure un bizzarro interlocutore con l’ignoto. Sì, è come se l’ignoto gli parlasse, come se a lui fossero date le chiavi di una conoscenza nascosta perché qualche misteriosa entità avesse scorto nel suo animo una grande sincerità umana ed artistica.
Sebastiano Pellegrinelli
E’ proprio vero che queste sono sinfonie, come egli stesso vuole che le si consideri. Le sue grandi sonate traggono dal pianoforte tutta la proverbiale stratificazione timbrica di questo strumento. Sembra quasi assistere ad intere sezioni strumentali avvicendarsi, plasmarsi, comunicare e confondersi insieme.
Federica Stocchiero
La scrittura pianistica di Antonio Guida raggiunge un elevato grado di complessità, di pari passo con la cura del programma sul quale la grande sonata n. 2 “Finnica” è fondato. Basta chiudere gli occhi e la mente viaggia fino alle origini del mondo, fra gli dèi ed il saggio Väinämöinen che forgiano la terra dei viventi.
Annapaola Comminati
L’umiltà, il cuore e la virile determinazione fanno di quest’opera un colossale poema cavalleresco, pregno di barbara passione e di grande umanità insieme. Non si smentisce, Antonio Guida, e questa nuova sonata è una degna sorella della Prima.
Darina Kiselyova